Gli ultimi avvenimenti con il match di CM Punk, il passaggio di Ronda Rousey in WWE e la sfida tra Lesnar e Cormier hanno riportato alla luce un argomento che, sotto traccia, ha sempre attraversato il mondo delle MMA: il rapporto con il pro-wrestling. Per questi motivi, l’intervista a Michele Posa, telecronista WWE per Sky Sport, può aiutare a comprendere le consistenti interazioni tra questi mondi, così diversi.

La chiacchierata è divisa in tre parti. Nel primo dei due episodi si parla delle origini del pro-wrestling e delle MMA negli Stati Uniti, con i personaggi che hanno fatto la storia di entrambe le discipline. Nel secondo episodio si analizzeranno le influenze, soprattutto per quanto riguarda il Giappone, che hanno portato per un periodo ad un’ibridazione. Nell’ultimo si esamina la situazione odierna, con le motivazioni che spingono gli atleti a spostarsi da un mondo all’altro.

In questa prima puntata, Posa attraverso dei cenni storici, descrive l’inizio del rapporto tra MMA e pro-wrestling. Alla fine dell’Ottocento, all’epoca ancora in fase embrionale, entrambe le discipline hanno condiviso buona parte della loro storia intrecciandosi in più occasioni:

Gli albori delle arti marziali miste, secondo quello che ho studiato e letto, sono le sfide interstile, apparse negli Stati Uniti attorno al 1870. Sono figlie e cugine di ciò che, qualche decade dopo, diventerà lo stato embrionale del pro-wrestling. In America, indicativamente tra il 1870 e il 1880, c’erano delle fiere itineranti denominate “Carnival”. Esse portavano per tutti gli States uno spettacolo assimilabile a quello che vediamo nei film. Erano presenti fenomeni da baraccone, c’era la possibilità di acquistare rimedi miracolosi, di vedere l’uomo forzuto o gli equilibristi e tra le attrazioni c’erano quelle legate al combattimento. Queste ultime servivano per spillare soldi agli spettatori: di solito ogni fiera aveva un suo campione e una serie di atleti correlati.

La truffa funzionava così: il campione della fiera sfidava in una disciplina combattiva che impropriamente chiamiamo “catch”, un ragazzo presente tra il pubblico.  Chi partecipava poteva vincere un premio in denaro se fosse durato all’interno del ring un tempo determinato. Il guadagno per la fiera consisteva nel fatto che tra il pubblico c’erano degli infiltrati. I complici degli organizzatori sfidavano il campione e gli davano del filo da torcere, così che sembrasse poco preparato e battibile. Questo finché non saliva un semplice paesano a combattere. Su questi match la fiera accettava scommesse, ovviamente solo sullo sfidante vincente. Il campione della fiera, che sembrava battibile si trovava a quel punto contro un giovanotto locale. E lì il campione metteva in mostra la sua vera abilità vincendo facilmente, facendo guadagnare i soldi delle scommesse alla fiera.

Questo quadro si sposa con la nascita di diverse tipologie di combattimento: le più ancestrali risalgono alla Guerra di Indipendenza americana. I soldati, durante le pause dal conflitto bellico, si cimentavano in varianti della lotta greco-romana. Si vinceva quando l’avversario cadeva a terra o appoggiava una o entrambe le ginocchia. In alternativa, dall’Inghilterra cominciava ad arrivare uno stile chiamato lancashire che si combatteva anche a terra con strangolamenti e prese di sottomissione, cosa non concessa nelle altre discipline.

La scarsità comunicativa dei tempi fece sì che in quel periodo saltassero fuori decine di campioni per ogni stile differente. Non esisteva un solo campione del mondo di greco-romana o lancashire, si arrivava ad averne 20-30 contemporaneamente. Quello che accadeva a New York era ignoto a chi abitava a Dallas o Atlanta. Ogni zona rurale o metropolitana pensava di veder combattere il campione di qualcosa, quando in realtà quel titolo era moltiplicato esponenzialmente tante volte. Questi campioni combattevano in esibizioni pubbliche, mentre nelle fiere itineranti si cambiavano il nome, creandosi un’identità fittizia. Questo perché se il pubblico avesse saputo, in qualche modo, che quello era un atleta forte, nessuno l’avrebbe sfidato. Questo avrebbe causato la rottura dell’artificio scenico di rendere il campione della fiera battibile.

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L’humus su cui si sono basati i primi eventi sportivi interdisciplinari ha permesso anche di scoprire personaggi dalle storie incredibili, padri dell’attuale pro-wrestling:

Su questo terreno, cominciano a nascere degli eventi sportivi veri e propri che vivono un periodo di convivenza con le fiere itineranti. In quell’epoca non c’era una regolamentazione chiara e i match venivano decisi su tre o cinque cadute. Questo perché c’erano molti pugili che facevano pochi soldi e si spostavano ad altre discipline. Prima dell’inizio veniva effettuato un “coin toss”, un sorteggio, che decideva chi avrebbe potuto scegliere la disciplina da utilizzare, qualora si fosse arrivati alla bella. Quindi se la sfida è al meglio di 5, vinco il “coin toss” e sono esperto di greco-romana il primo round, il terzo e il quinto round si svolgeranno nella greco-romana. Queste sfide sono le prime interdisciplinari. Ciò costituisce l’inizio reale delle MMA, e secondo me rappresentano lo spirito di quello che era l’UFC all’inizio; vedere quale fosse l’uomo più forte con lo stile più forte.

Matsuda Sorakichi

Con il passare degli anni iniziano a comparire discipline che gli americani conoscono poco. Per esempio, Matsuda Sorakichi era un giapponese istruito principalmente nel sumo, stile di lotta che in America era sconosciuto. La nomea di Sorakichi cresce perché è personaggio pittoresco. Nell’America del 1890, questo atleta che combatte con questo stile particolare, adattato ai campioni dell’epoca, attira l’attenzione.

Un altro atleta molto particolare era Ismaelo Yussuf, il primo vero “the Turk” campione di ”oil wrestling”. Si dice ingerisse una bottiglia di olio prima degli incontri per poi sudarlo e rendere impossibili le prese agli avversari. Yussuf combatteva diversamente dagli altri e faceva affidamento sulla sua forza bruta. Si dice che lanciasse gli avversari addosso agli spettatori e causasse anche problemi di ordine pubblico. Molti dei suoi incontri terminavano in modo poco chiaro per via del suo andare oltre ogni barriera prestabilita. Ci sono tantissimi aneddoti di questi atleti che diventano personaggi e attrazioni per via della loro particolarità, sui quali costruire una mitica e una narrativa facilmente identificabile.

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Gli esempi citati e l’intreccio di queste discipline testimoniano come negli Stati Uniti questi due mondi siano nati insieme:

Se vogliamo andare a vedere i punti di contatto tra queste discipline, il pro-wrestling che nasce da questo ambiente, è veramente cugino di primo grado delle arti marziali miste, perché in America i primi match interdisciplinari nascono insieme al pro-wrestling.

Nella seconda parte di questa ricostruzione, Posa discuterà del rapporto tra BJJ, una delle discipline cardine delle MMA, e pro-wrestling parlando di Masahiko Kimura e Mitsuyo Maeda.

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Marco DallAcqua

Nato e cresciuto con la passione per la pallacanestro, scopro le MMA con l’incontro tra Brain Stann e Wanderlei Silva. Da li è amore a prima vista. Da quel 2013 seguo le MMA con grande passione, parlando di UFC e MMA italiane attraverso il blog di MMA Talks.

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